Chi ha avuto la forza di arrivare fino all’una e venti passate ha potuto sentire questa giovane donna di 30 anni raccontare, con le lacrime agli occhi, la lunga strada per il successo, dall’infanzia senza acqua corrente né soldi per le bollette nella borgata di Quartaccio al sogno di diventare cantante
(“ma mi sembrava troppo grande”).
“Se nasci in certi contesti, devi lavorare più degli altri per ottenere quello che ti spetterebbe di diritto” ha detto Elodie Di Patrizi.
Poi ha cantato in maniera divina Mina con la sua prima band jazz, accanto al pianista e all’uomo che ha creduto in lei in un momento della vita in cui nemmeno lei ci credeva più.
Ma, prima ancora, è una donna che in questi anni ha sempre preso posizione ogni volta che c’era da difendere un diritto negato, a costo di fare nomi e cognomi.
Un giorno ha detto:
“Quando hai un ruolo politico hai un megafono. E se offendi gratuitamente qualcuno scatenando odio ti assumi una grande responsabilità. Non mi piace come la Lega cerca di accalappiare voti. Vorrei avere dei veri punti di riferimento a rappresentarci. Che sia stata a Lecce o nelle case popolari a Roma, ho sempre trovato una grande famiglia, gente che accoglie il diverso. Il Paese è meglio di chi lo rappresenta. Certo, c’è tanta ignoranza e sarebbe bello che
chi ci governa la diminuisse, anziché far leva su quello.”
Ti meriti tutto, Elodie.
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